Oggi parliamo del libro d'esordio della famosissima Mazzantini, non mi dilungo troppo e vi lascio alla recensione.
A breve arriverà anche la recensione di "Ciò che Inferno non è" di Alessandro d'Avenia
Un Bacio!!
"Il Catino di Zinco" è il libro d'esordio pubblicato nel 1994, della scrittrice italiana Margaret Mazzantini vincitore oltretutto del premio Campiello e del premio Opera Prima Rapallo-Carige. Con questo romanzo la Mazzantini torna indietro nel tempo con il lettore, fornendogli un ritratto quasi biografico della nonna Antenora, protagonista indiscussa della storia. Il viaggio inizia proprio dal punto di arrivo, ovvero il funerale di Antenora .
La storia di una donna forte, austera con una personalità a volte quasi spietata ma onesta, carica di valori e sentimenti che la rendono capace di affrontare periodi decisivi come la guerra e il fascismo (al quale è completamente devota). Frustrata dalla propria condizione femminile, costretta a rimanere tra le mura domestiche, sfoga la sua insoddisfazione sui figli e sul marito 'il poromo toscano'. Antenora può essere benissimamente definita " androgena", infatti è come se l'autrice ci descrivesse due persone diverse che stanno nello stesso corpo. Tutto ciò però , lo si lascia intendere tra le righe di vari episodi, facendoci comprendere che dietro a tutta quella "virilità" e freddezza dovuta alle difficoltà della vita, anche lei in fondo prova sentimenti profondi e rimpianti che vengono relegati nel cassetto.
Il romanzo non racconta solo le vicende di Antenora, ma anche del padre il professore che si accontentava semplicemente di un sigaro, della madre Monda amante delle spese e dei gioielli, del figlio Vittorio alle prese con il suo primo amore e infine scorci tra lei e la nipote Margaret che le è rimasta accanto fino alla fine.
Il linguaggio scurrile e crudo quasi maleducato adottato dalla scrittrice lascia stupito il lettore e non di certo indifferente, sicuramente vedere certe parole scritte su carta le rende più vere... Ed è proprio quello che vuole fare la Mazzantini, raccontare persone vissute che non sono una triste copia della realtà.
Personalmente penso che questo romanzo sia di difficile comprensione e che sia uno di quelle storie che non si comprendono a fondo se lette una sola volta, infatti non si capisce bene quale sia il messaggio che la scrittrice voglia diffondere o cosa questo libro ti lasci effettivamente. Lo stile adottato un po' confusionario non è stato molto di mio gusto perchè mi ha fatto perdere nel corso della narrazione, tra fatti e personaggi. Nonostante ciò la figura della protagonista sicuramente non può che rivelarsi interessante per le mille sfumature di una personalità ,per certi aspetti anche eccentrica amante di una libertà che non ha mai avuto. Singolare e apprezzata sicuramente è stata la scelta di raccontare anche il punto di vista di coloro che appoggiavano il Duce e ne sono rimasti sconfitti, vedere il loro dolore e smarrimento. Tuttavia sarà anche perchè non ho saputo cogliere magari dei messaggi, ma questo libro rispetto ad altri elaborati della Mazzantini non l'ho gradito pienamente.
Un libro carico di cose da raccontare (forse anche troppo) concentrate in poco più di 100 pagine da non sottovalutare.
Vooto: 3stelle/5!